Alla conquista della propria autenticità
La danza del mondo – Anche un grande amore può morire di silenzio
Riflessione sul libro di Maria Pia Ammirati
La danza del mondo è il romanzo che ha accompagnato la mia estate; un romanzo, quello di Maria Pia Ammirati, scrittrice e giornalista vicedirettore di Raiuno, che indaga sull’amore in tutte le sue sfaccettature e nel suo contrario “il non amore”, quel sentimento deviato che sfocia nel senso del possesso e della violenza.
Linda, giovane donna ,divisa tra un marito Carlo sposato senza grandi slanci e il fuoco di un amore forte clandestino con Alberto, uomo dolce, maturo, razionale; stretta in una routine agiata e tranquilla.
Dopo un aborto spontaneo e una furiosa lite con Carlo, Linda prende la decisione, apparentemente improvvisa, di fuggire da quel tipo di vita per cercare e dare un senso alla vita che le resta.
Non lascia nessuna notizia di sé, getta via cellulare, carte di credito, documenti e parte verso il Sud.
Affronterà la fame, la solitudine, la violenza, la paura. Dopo l’abisso comincerà la sua rinascita, la piena consapevolezza, una nuova vita capace di dare altra vita.
Troverà anche amici veri fra quella che viene considerata gente ai margini della società: una prostituta, un vagabondo, un giovane dall’apparenza sospetta, che danno senza chiedere nulla in cambio.
Tuffarsi in altre situazioni era già nella natura di Linda: alle prime difficoltà e delusioni coniugali si era buttata in un’altra situazione sentimentale e aveva rincorso l’amante abbattendo le sue difese e ritrosie; ma passare da un uomo ad un altro uomo aveva solo riprodotto lo stesso schema, aveva semplicemente trasferito bisogni e aspettative in un circuito ripetitivo dove poco o nulla cambia, tutto si ripete.
Ognuno deve potersi dare la possibilità di fuggire e di ricominciare: paradigma del desiderio di cambiamento e di ricerca della autenticità della propria vita.
Da che cosa fuggire? Da un copione non scelto, dal sentirsi stretta nei ruoli imposti da altri: di figlia, di moglie, di amante, dal dover dare risposte che non sono le proprie, da dover corrispondere ad aspettative e desideri di altri.
Perché la fuga? Cambiare evolvendosi non era stato possibile.
Fuggire è l’unica possibilità per cambiare e diventare autentici, dando senso alla propria esistenza.
Fuga reale e metaforica da risposte standardizzate, alla ricerca di soluzioni al di fuori degli schemi soliti.
Il vero cambiamento a volte presuppone uno strappo radicale. Linda intuitivamente lo sente, sale sul primo treno tagliando tutti i ponti col passato, ma anche col presente.
Capita che, quando siamo alle strette, recidiamo tutti i fili, anche quelli che potrebbero esserci utili per la stessa sopravvivenza.
Per nostra fortuna dall’altra parte del filo possono esserci persone legate da un sano amore che non mollano la presa, che tengono al legame e che fanno di quel filo, il filo di Arianna per riallacciare il legame e rigenerarlo.
La lettura del romanzo ha richiamato alla mia memoria tante storie ascoltate: per molte donne e uomini, infatti, la terapia è stata la possibilità di fuggire da situazioni “strette” e andare liberamente alla ricerca di senso e autenticità con la certezza che dall’altra parte del filo la terapeuta cui si erano affidati li accompagnava nel viaggio intrapreso.