La costruzione di una “nuova coppia” : io e tu (1/2)
La costruzione di una “nuova coppia” : io e tu (1/2)
Nel mio lavoro di terapeuta incontro sempre più spesso coppie in crisi in cui uno o entrambi i partner hanno alle spalle o in corso una separazione/divorzio, con o senza figli nati dalle precedenti unioni. Dopo un ventennio in cui, da una parte, il tasso di separazioni e divorzi è triplicato e, dall’altra, si è progressivamente innalzata l’età in cui ci si orienta verso una relazione stabile, è plausibile il costituirsi di coppie in cui almeno uno dei partner sia un nuovo single: le “nuove coppie”.
Fra le problematiche più di frequente indicate come causa della crisi: l’ingerenza dell’ex partner, la gestione dei figli del partner o dei propri, oppure, la semplice gestione dei tempi della coppia stessa che, spesso, sperimenta stancanti idiosincrasie e/o precarietà nel quotidiano. Analizzando il materiale (situazioni, comportamenti, emozioni, ecc..) osservato durante i colloqui, emergeva sempre più chiara una criticità comune alle loro crisi. Qualunque fosse il quid in discussione, il problema sembrava essere l’impossibilità di ricercare e praticare ‘insieme’ una soluzione.
Il problema appariva irrisolvibile non tanto per mancanza di volontà o non solo a causa di una comunicazione patologica sui contenuti nell’interazione tra i partner, come spesso accade nel caso delle separazioni, ma piuttosto per l’inaccessibilità dell’interazione stessa ai contenuti in discussione perchè quel quid riguardava aspetti individuali tenuti separati dal ‘noi’ della nuova coppia. Così si verificava un corto circuito nella relazione ingenerato dalla reazione separata dei partner. La comunicazione nella nuova coppia, seppur funzionale su molte dimensioni, non era mai completa: i due sembravano non essere “connessi” fino in fondo. Ognuno andava per sè considerando la questione come un ‘suo problema’, non trasmissibile e condivisibile del tutto con l’altro, oppure, avvertendola come un ‘non problema’, una costruzione artificiale dovuta ad una reazione eccessiva del partner, con un conseguente attegiamento di svalutazione e non riconoscimento della realtà dell’altro. Cos’è che creava quella distanza improvvisa in cui le parole facevano fatica a trovare un senso comune e che piombava tra i due come un baratro?
Il Mario e la Maria della situazione si erano messi insieme ma non stavano insieme: la coppia non si era e non riusciva a definirsi del tutto; mancava una parte, una stanza in cui i due non accedeveno insieme e, quindi, in cui nessuna soluzione poteva essere pensata, condivisa e praticata insieme. Quello spazio era negato o taciuto al “noi” dalla coppia stessa in nome di un bisogno di amore che, nella sua miope urgenza, si condannava ad una realtà incompleta definendo confini impermeabili al noi, nel tacito accordo che fosse meglio così, nella illusione che ciò fosse necessario per la sopravvivenza della relazione stessa.
Ogni storia d’amore nasce sempre dal bisogno umano di non sentirsi soli e dalla forza della passione ma, per svilupparsi, ha bisogno anche della possibilità di poter narrare e condividere il passato ed il presente e di pensare “un qualche futuro” e, quindi, delle condizioni per poter definire, nella reciprocità, l’unicità della storia stessa. Sulla base della reciprocità o della sua mancanza, poi, si strutturerà anche la forza della relazione stessa e questa possibilità sembrava preclusa alle coppie in esame.A volte agiva la separazione sost anziale tra il vissuto precedente e il presente del nuovo amore: “non possiamo accedere insieme a quella stanza” . Altre volte, al contrario, ad agire era la immediata messa in comune di oggetti, case, affetti, tempi: “entriamo insieme ma inconsapevoli, come fosse una stanza vuota”.
In pratica, il Noi non era rappresentato da ‘io e tu’, ma da un incompleto ‘io e tu’ oppure da un repentino ‘io, tu e gli altri’. Insieme a quello spazio mancato, erano stati compromessi la crescita dall’io al noi e il lento procedere dall’innamoramento all’amore maturo che, passando per la de-illusione, rende l’altro caro per quello che è, così com’è, con tutto il suo mondo.
Ogni separazione ha a che fare non solo con la separazione di fatto ma anche con il disinvestimento emotivo dalla relazione precedente, con il divorzio psichico. Rispetto a ciò, non c’è grande differenza tra chi lascia e chi viene lasciato. Entrambi devono ridefinirsi senza l’altro accanto e divenire emotivamente indipendenti l’uno dall’altro. Non è facile ricominciare a vivere senza dipendere, non è scontato assumersi le proprie responsabilità senza l’alibi dell’altro partner. La separazione, anche quando è vissuta come liberazione, lascia sempre un sentimento di perdita e, a volte, sensi di colpa molto stressanti e complicati da affontare. Il processo di separazione ha un suo percorso elaborativo che giunge positivamente alla fine solo dopo che i due ex partner avranno accettato il fallimento della loro unione e preso conasapevolezza sia delle cause, sia di quanto hanno singolarmente contribuito ad esso. Il non prendersi la responsabilità della fine del rapporto, l’assenza di una consapevole elaborazione può produrre dinamiche ambigue nelle relazioni successive. Nella nuova coppia che si forma quando non è ancora emotivamente terminata l’altra, si ingenera un sentimento di fragilità e frustrazione perchè, di fatto, non può definirsi del tutto e vive lo stress di una tensione schizzofrenica tra i due bisogni opposti di voler condividere e, allo stesso tempo, di dover separare; di una coazione a mutilare il sentimento.
Il divorzio psichico è un percorso faticoso ma grazie ad esso gli ex coniugi potranno ritrovare la propria personalità, ricostruire la fiducia nelle proprie capacità relazionali ed essere di nuovo capaci di vivere e gioire una nuova storia.
Solo allora ‘io e tu’ della nuova coppia potranno costruire il ‘noi’ nell’accettazione e nell’unione delle proprie realtà e nella libertà del “dono” di amore che sapranno darsi, un “dono” così tanto vitale che la sua mancanza produce frustrazioni. Solo allora I nuovi single saranno liberi dal fantasma di una ‘sconfitta’ che non sembrerà più tale ma che, al contrario, apparirà provvidenziale per la ricerca di un maggior benessere nelle proprie esistenze e in quelle dei propri affetti cari.
A seguire…….. nuova coppia e presenza di figli