Il piccolo ospite mai arrivato…
Una foto , una come le tante di quest’estate che qualunque genitore potrebbe scattare al proprio figlio colto dal sonno in un atteggiamento che suscita tenerezza; ma la naturalezza che ci rassicura è, come nei migliori triller, anticipatoria di un dramma annunciato dalla stranezza dell’assopirsi sulla riva, dall’indifferenza al mare che batte sul volto. E’ quella familiarità di immagine che colpisce, cattura l’attenzione , dà un volto alle statistiche , avvia un nuovo linguaggio ed apre strade nuove.
E’ diventato un simbolo, un crocevia fra il vociare demagogico / paternalistico/ egoista e il nuovo approccio pragmatico; finalmente non si parla solo di profughi, immigrati, clandestini, ma di uomini, donne e bambini, cioè persone non solo da salvare ma da accogliere
I giornali hanno dedicato titoli e commenti, in tanti si sono cimentati in analisi ed interpretazioni sociologiche e psicologiche dell’impatto mediatico e su di noi.
Tra le tante voci , due le vorrei condividere con voi per la modalità immediata e ” vicina” al mondo infantile: una narrazione di Antonio Vermigli, direttore della rivista ” in dialogo” ed una Ninna Nanna di Domenico Grispino
“” La foto che oggi mi ritrae annegato sui quotidiani di tutto il mondo e sul web, adagiato sulla riva di Budrum in Turchia, dove le uniche carezze mi giungono dal mare, sia monito, serva a scacciare da ognuno di voi l’indifferenza, ormai diventata il vero “cancro dell’umanità”.
Così piccolo, due-tre anni, ero nato dentro una guerra, stavo bene nella pancia-acqua di mia madre. Uscito, ho visto intorno a me solo macerie, ascoltato grida, pianti, disperazione. Perchè questa guerra? Decisa da chi? Per cosa? Per perpetuare divisioni, odio, rivalità religiose?
Ero in fuga con i miei genitori insieme a migliaia di bambini, donne, uomini, da condizioni estreme, incredibili di povertà, miseria, guerra, violazione dei diritti umani; i viaggi della speranza, disperati per le condizioni disumane imposte dagli iniqui trafficanti di essere umani.
Questa mia foto serva a te Europa come testimonianza, come prova della “vergogna” dell’umanità che non accoglie, che si ritrae, che si nasconde, che mette la testa sotto la sabbia, che sta realizzando la globalizzazione dell’indifferenza.
Per favore, un’altro corpo inerme alla deriva, non lasciate che si ripeta. Questo mio corpo senza volto, deve servirvi per non dimenticare.
Fatevi responsabili dei vostri fratelli e delle vostre sorelle, non abituatevi a restare inermi di fronte alla sofferenza dell’altro. Sono qui a parlarvi per scuotere le vostre coscienze, tornate ad essere capaci di piangere, ad avere pietà!
Come non pensare a Caino quando il Signore gli domanda, dov’è tuo fratello Abele?
Quando sarete pronti per iniziare un nuovo ciclo, un nuovo progetto.
Quando sarete pronti per affrontare nuove sfide per dare al mondo uno stare diverso, e sentire gli altri sorelle e fratelli?
Ricordiamo sempre che il cambiamento, qualsiasi cambiamento ha bisogno di te!
Arrivato in questa mia nuova casa, sulla porta ho trovato questa poesia ad accogliermi:
Nei canali di Otranto e Sicilia
migratori senz’ali, contadini di Africa e di Oriente
affogano nel cavo delle onde.
Un viaggio su dieci s’impiglia sul fondo.
Il pacco dei semi si sparge sul solco
scavato dall’ancora e non dall’aratro.
La terraferma Italia è terrachiusa.
Li lasciamo annegare per negare.
Ho chiesto chi l’avesse scritta. Mi hanno risposto: Erri De Luca.
Non ti conosco ma so che pensi a noi, ti stiamo a cuore, mi sono sentito sollevato, perchè ho compreso che in mezzo a questo Mediterraneo d’indifferenza, ci sono tanti uomini e donne che pensano a noi con affetto, responsabilità, amore: accoglienti, questo mi dà speranza.
Spero che questa foto-scatto di pietà possa servirvi a inquietarvi e a creare nuove relazioni.
Tuo fratellino, figlio, nipote siriano… “”