Genitori e figli adolescenti

di Simona Ziparo     

SpessGenitori-e-figli-Campus-La-Camillao l’adolescenza è vissuta come un muro  di    gomma da parte dei genitori che vedono rimbalzare indietro tutto ciò che dicono o fanno nei confronti dei loro figli. Che fare?

 

 

Nonostante la difficoltà di comunicazione è fondamentale non perdere mai il contatto con loro che va costantemente mantenuto, alimentato e se possibile anche ampliato.

E’ compito dei genitori stabilire dei momenti precisi, a scadenza regolare (esempio il momento dei pasti) da passare insieme. Momenti in cui è possibile condividere le proprie opinioni ed esperienze relative alla giornata. Spesso i genitori lamentano il fatto che tanto il dialogo con i loro figli è a senso unico, che sembra appunto di aver davanti un muro, ma questo non deve scoraggiare. La prima volta non dirà nulla, la seconda neppure, la terza idem, alla quarta risponderà a monosillabi, alla quinta di nuovo silenzio, alla sesta articolerà una frase di senso compiuto (che conquista!). Non bisogna scoraggiarsi, è la loro modalità comunicativa, non va forzata ma assolutamente non bisogna abbandonare, anche perché la maggior parte delle volte, pur non essendo interessati a quello che dice il genitore, lo assorbono e lo conservano, così da poter utilizzare l’informazione ricevuta al momento più idoneo.

Per entrare in contatto con loro e riuscire a stabilire una sorta di comunicazione è fondamentale conoscere il loro mondo, come quello del cyberspazio e gli strumenti utilizzati all’interno di questa realtà. Un modo funzionale di farlo può essere coinvolgerli direttamente, farsi spiegare da loro stessi alcune funzioni, così da condividere insieme, in modo generico la loro utilità, il loro peso, la loro conseguenza.

Gli adolescenti si sentono sempre attaccati, sminuiti, non capiti e per partito preso sono sempre in opposizione con i genitori, questo rende quasi impossibile o molto difficoltoso un confronto diretto sulle esperienze personali del proprio figlio, ma si può affrontare gli stessi argomenti partendo da se stessi ( genitori) o da informazioni generiche (notizia del telegiornale, esperienze di amici) che possono essere condivise e discusse chiedendo l’opinione del proprio figlio, magari sotto forma di suggerimento, una sorta di confronto che lo possa far sentire quasi adulto, che possa fargli capire che le proprie idee sono tenute in considerazioni, anzi potrebbero addirittura essere utili.

Condividere la quotidianità e le esperienze negative in modo generico è la soluzione migliore per conoscere i pensieri dei propri figli. Un altro modo di farlo è guardare insieme programmi appositamente per giovani, simulando un interesse personale e chiedendo in modo molto disinteressato la loro opinione, facendo finta di non capire qualcosa e chiedendo loro spiegazioni. ( Es. film, programmi tv tipo CATFISH, video su youtube).

La famiglia a rischio è caratterizzata da scarse capacità di controllo e soprattutto dall’assenza, reale o relazionale delle figure di riferimento. I ragazzi hanno bisogno, a volte di regole rigide, di interventi decisi. Spesso non si agisce per la paura di peggiorare le cose, di ingigantire la situazione, di portare i propri figli a reazioni aggressive nei confronti dei propri genitori, ma ciò che a volte i genitori sottovalutano sono le aspettative dei propri figli. Un ragazzo si aspetta una reazione forte conseguente ad un’azione spregiudicata.

Mi è capitato di lavorare in una scuola media: una ragazza viveva con la madre totalmente incapace di mostrare affetto e interesse nei confronti della figlia che metteva in atto volontariamente gesti inappropriati per richiamare la sua attenzione, tanto da inventare un finto timore per quelle che sarebbero state le conseguenze una volta arrivata a casa, lamentando la paura per punizioni terribili che puntualmente non si verificavano.

Il compito del genitore è fungere da modello, trasmettere valori positivi e spiegare quali sono quelli negativi. Non punire un comportamento scorretto significa automaticamente renderlo accettabile.

Questo significa anche cercare di controllarli, a seconda dei casi in maniera più discreta o meno.

E’ giusto chiedere al proprio figlio con chi esce, dove va e a che ora torna perché si trova ancora nell’età in cui deve rendere conto ai propri genitori di quello che fa. Ci sono alcune posizioni che possono essere ridiscusse e contrattate, anzi deve essere fatto perché questo permette ai ragazzi di crescere, maturare e prendere maggiore consapevolezza di se stessi. Al contrario ci sono delle posizioni, che a seconda dell’età non possono e non devono essere discusse.

La società contemporanea sta diventando sempre più unicentrata mettendo in evidenza la ricerca costante di un sentimento di unicità che consenta di realizzare un’ autopromozione e un’ autorealizzazione. I valori tradizionali sono mutati, (non più lavoro, famiglia) e orientati verso la realizzazione di questi due aspetti. La rete consente di farlo in maniera semplice e immediata, funge da vetrina e può raggiungere un numero illimitato di persone.

Il mondo è in continua evoluzione, non si può pensare di tornare indietro o di impedire ai propri figli di accedere alla comunicazione online, quindi va usata come punto di forza. Una volta conosciuto lo strumento bisogna analizzare quali sono i pregi di questo tipo di comunicazione (infatti non è solo un invenzione demoniaca) e i difetti. Questi vanno discussi con i ragazzi e soprattutto ne vanno esaltati gli aspetti positivi. E’ molto più facile estinguere un comportamento negativo esaltandone un altro positivo.

Alfio Maggiolini, psicoterapeuta e direttore della scuola di specializzazione in psicoterapia psicoanalitica dell’adolescenza e del giovane adulto di Milano, nel suo libro “Senza paura, senza pietà. Valutazione e trattamento degli adolescenti antisociali”, suggerisce di partire dal comprendere l’intenzione alla base del comportamento, la motivazione che lo sottende, l’aspetto inconscio che c’è dietro il comportamento non corretto.

Se un ragazzo compie un gesto molto grave va sicuramente affrontato, non si può far finta di nulla, può essere punito, ma soprattutto bisogna capire qual’è l’obiettivo che voleva raggiungere. Se una ragazza in facebook mostra il seno , la cosa fondamentale è chiarire cosa pensava di ottenere con questo gesto e costruire insieme modi alternativi che permettano di rispettare se stessa e gli altri, per raggiungere comunque l’obiettivo desiderato.

Per riuscire a fare tutto ciò occorre sviluppare la capacità di controllo, la capacità empatica, il timore e soprattutto sviluppare capacità mentali di elaborazione del tipo fermati e pensa, fai qualcosa di buono e positivo per te.

Questo implica un’importanza fondamentale della famiglia senza la quale i ragazzi si sentono abbandonati e in balia di loro stessi e degli eventi. Un punto di riferimento necessario per sviluppare quelle capacità indispensabili per far si che un adolescente possa avere obiettivi non solo socialmente desiderabili, ma realmente funzionali e costruttivi per se stesso e per lo sviluppo della propria identità.