CORONAVIRUS: Uscire di casa in tempi di Fase 2

Dopo due mesi imprigionati tra le mura delle nostre case è cominciato il deconfinamento, la tanto attesa Fase 2 che ci permette finalmente di uscire di casa; ma se per molti questa è una liberazione, non lo è però per tutti. Tanti di noi potrebbero provare sentimenti di tensione, insicurezza, paura e ansia. Se siete tra questi niente panico. Gli esperti parlano di “Sindrome della capanna”, che colpisce chi ha trascorso molto tempo isolato dalla società, per malattie o come è successo oggi a causa della pandemia. La cabin syndrome colpisce indifferentemente uomini e donne, adulti e bambini: occorre riallenare a poco a poco il cervello a recuperare il ritmo precedente. Con gradualità e senza forzature, si possono diminuire gli spazi del riposo organizzando impegni quotidiani di lavoro e svago. Poi si organizzano uscite, anche molto brevi, da ripetere nei giorni successivi.

Ma come mai questo fenomeno ha colpito alcuni e non altri?

Chi ha trascorso il lockdown in una situazione tutto sommato confortevole, ha potuto vivere il tempo che aveva a disposizione in una sorta di “bolla”, sentendosi protetto dall’esterno e dal coronavirus. Il mondo che attende oltre la soglia di casa è in un certo senso un mondo sconosciuto, ha lo stesso aspetto, ma è profondamente cambiato, e questo potrebbe fare paura. Quindi, non è poi così strano sentirsi più al sicuro nella propria casa. Per altri, invece, che hanno vissuto la quarantena in condizioni difficili, ad esempio in piccoli spazi, condivisi con altre persone o in situazioni instabili e talvolta critiche, è possibile vivere il deconfinamento come la ritrovata libertà.

Durante una fase di minaccia, come quella che abbiamo vissuto, si attivano le difese dell’inconscio: c’è chi nelle prime settimane ha fatto tantissime cose e si è tenuto impegnato (iperattivazione), oppure al contrario chi ha scelto di “sedersi” in attesa di tempi migliori (ipoattivazione). Una cosa è vera per tutti: la Fase 2 ci chiede un nuovo ri-adattamento nel mondo plasmato dal Covid, e questo sarà più facile se accettiamo che ognuno è unico e ha un vissuto alle spalle che lo fa rispondere in maniera differente agli eventi della vita.

Come superare questa criticità e “uscire di casa” ?

Vivendo con qualcuno tutto il giorno, sicuramente influenzeremo questa persona con il nostro umore e le nostre emozioni: facciamo il possibile per mantenere un ambiente sereno in casa. È probabile che, se viviamo in uno stato d’ansia, condizioneremo gli altri membri della famiglia. È importante cercare di razionalizzare e proteggere i nostri cari anche psicologicamente, se abbiamo paura, facciamoci aiutare anche da loro senza andare nel panico. Ancora ricordiamo che i mezzi di comunicazione e i social sono importanti, ma non è necessario passare ogni minuto libero davanti a uno schermo per conoscere l’evoluzione delle notizie.

Proviamo a focalizzarci sui pensieri positivi e a “esercitarci” in questa direzione. Restare sbarrati in casa potrebbe far crescere le nostre paure e portarci a problemi peggiori in seguito (come sfociare in qualche fobia, come l’agorafobia). Piuttosto, se il mondo fuori ci fa paura, proviamo ad affrontarlo a piccole dosi.

Ben vengano le energie creative: quando il lavoro e gli impegni ce lo permettono, alleniamo l’intelligenza emotiva e la flessibilità, che ci aiuteranno a adattarci meglio al quello che ci aspetta, e dedichiamoci a ciò che ci piace e ci fa stare bene.

Sarà sicuramente di aiuto cercare un contatto con il corpo: sentirsi sicuri non è solo un fatto mentale, ma spesso è fortemente legato al nostro benessere e a come ci sentiamo fuori. Chi può, dedichi un po’ del suo tempo all’attività fisica. Se lavoriamo nel presente per imparare a gestire e a riconoscere le nostre emozioni, potremo trovare una chiave di ri-adattamento.

Non guasta nemmeno un pizzico di sano fatalismo: nessuno può sapere esattamente cosa ci riserverà il futuro, ma proprio come prima dell’emergenza Covid, ognuno di noi saprà ritrovare un suo modo che gli permetta di affrontare ogni uscita, viaggio e nuova esperienza, e i relativi rischi, con la giusta dose di razionalità, prudenza e buon senso. Ora ognuno di noi sa molte cose in più rispetto alla pandemia, conosce le misure da adottare per proteggersi dai rischi del contagio (tra distanziamento sociale, prudenza e dispositivi di protezione); se tutti noi siamo stati in grado di affrontare il lockdown, abbiamo trovato risorse che ci hanno permesso di adattarci a una situazione difficile, sicuramente strana e nuova. Anche la paura fa parte di queste risorse, perché se non ignorata, ma ascoltata in giusta misura, ci aiuta ad essere più responsabili e prudenti.

Uscire di casa, anche nella Fase 2, sarà più semplice se lo facciamo con queste consapevolezze.