La comunicazione nonviolenta (CNV), nel Natale del Covid-19
di Maura Bondi
In questa atmosfera natalizia un po’ surreale che sembra richiamare l’attenzione all’essenzialità delle cose al non dare mai nulla per scontato, anche ciò che sembra diritto o dovere assodato, come lo stare con i propri cari a Natale, ho avuto l’occasione di partecipare ad un seminario introduttivo sulla Comunicazione nonviolenta. Sono stati due giorni dedicati all’ascolto di me stessa e degli altri, alla scoperta di un nuovo modo di comunicare fatto di gentilezza e cura, in cui i formatori accreditati del Centro Esserci di Reggio Emilia, spazio che si occupa in Italia della diffusione e dell’insegnamento della CNV, ci hanno guidato nel mondo del Linguaggio Giraffa® di Marshall B. Rosemberg, psicologo americano scomparso nel 2015, che ha adottato la giraffa come simbolo del suo pensiero, perché è il mammifero terrestre con il cuore più grande.
Nel mondo della CNV c’è anche un altro animale che Rosemberg usa per identificare il nostro linguaggio abituale: lo sciacallo. Il modo in cui comunichiamo con gli altri e con noi stessi tutti i giorni è un linguaggio che giudica, interpreta, stabilisce delle diagnosi, classifica le persone, etichetta, spiega e argomenta le ragioni degli uni e i torti degli altri, dice come “dovrebbero” agire le persone per far bene. Non è un linguaggio sbagliato, semplicemente è scollegato dai sentimenti e dai bisogni. Per la CNV è questa separazione che crea incomprensione, dolore e violenza. Rosenberg crede che ogni azione violenta sia l’espressione tragica di un bisogno non soddisfatto, se rispondiamo al bisogno la violenza scompare.
Se il linguaggio sciacallo è un linguaggio che esige, il linguaggio giraffa è un linguaggio che chiede. Basta sperimentarsi nella quotidianità per comprendere come la CNV sia un linguaggio semplice e contemporaneamente difficile. È semplice perché risuona pienamente con la nostra natura umana di esseri empatici alla continua ricerca di relazioni e connessioni, ma contemporaneamente è difficile perché non siamo abituati a questa modalità, immersi come siamo in schemi di pensiero e automatismi che vanno in senso opposto.
Quando parliamo “giraffa”, tutto ciò che diciamo o che ascoltiamo si riassume in due espressioni: “per piacere” o “grazie”. Tutti nella nostra vita stiamo continuamente e solo dicendo dei “per favore” e dei “grazie”, la differenza sta nel come lo facciamo e con quale consapevolezza.
Per parlare in CNV Rosenberg ci propone un processo fatto di “4 passi + 1”
Il “+1” è il primo, il “momento dell’auto-connessione”: prenderci uno spazio per auto-connetterci con noi stessi, e lasciare liberi gli sciacalli, cioè i giudizi. I giudizi sono preziosi perché, se accolti e ascoltati fino in fondo, ci connettono con i nostri veri bisogni. Se sentiamo tranquillità e connessione con noi stessi, possiamo passare dall’auto connessione alla connessione con l’altro. È interessante come Rosenberg sottolinei che possiamo anche scegliere di non intraprendere il dialogo con noi stessi o con l’altro se non ci sentiamo in equilibrio.
Il primo dei quattro passi è l’Osservazione dei fatti (“Quando io vedo, sento…” / “Quando tu vedi senti…”): osservare è diverso da interpretare. Nel nostro linguaggio abituale potremmo dire: “Andrea ha parlato troppo alla riunione”. Tradotto in CNV la stessa affermazione può diventare: “Andrea ha parlato un’ora e mezza senza pause”.
Il secondo passo consiste nell’identificare i sentimenti (“mi sento…” / “ti senti…”): i sentimenti sono diversi dai pensieri.Focalizzare la nostra attenzione su sensazioni ed emozioni ci aiuta a fare chiarezza, per esprimerci e ascoltare favorendo la connessione e assumendoci la responsabilità di ciò che sentiamo. I pensieri invece portano la nostra attenzione su ciò che noi o l’altro pensiamo anziché su ciò che proviamo. La CNV ci offre la possibilità di prendere contatto con il nostro specifico vissuto istante per istante, possiamo quindi dire: “Ho paura”, “Mi sento contrariato”, “mi sento a disagio”, “Sono molto scoraggiato”.
Il terzo passo consiste nel contattare i nostri bisogni (“perché ho bisogno di…” / “perché hai bisogno di…”): i bisogni sono diversi dalle strategie, sono universali e astratti, il terreno comune che unisce tutti gli esseri umani. Si esprimono in termini positivi, non coinvolgono né un’altra persona né un’azione concreta e non sono mai in conflitto. Le strategie sono invece azioni concrete e specifiche, diverse e innumerevoli per ciascuno di noi, e possono quindi essere in conflitto. Un esempio di cambio di livello tra strategie e bisogni potrebbe essere: “sono triste perché non sei venuto a trovarmi”, in CNV la stessa affermazione può diventare: “Sono triste perché in questo momento ho bisogno di vicinanza e sostegno”.
Il quarto passo consiste nel formulare le nostre richieste (“e vorrei che tu…” / “e vorresti che io…”): le richieste sono diverse dalle pretese. Le richieste si concentrano sui bisogni, le pretese sulle strategie. Quando siamo nelle pretese, l’intenzione è guidata dal desiderio di obbedienza: vogliamo che l’altro faccia ciò che diciamo. Quando faccio una richiesta rivolgo attenzione e considerazione sui bisogni di tutti e ho fiducia che i bisogni di tutti saranno soddisfatti.
La CNV non da soluzioni ricerca connessioni, ci ricorda che possiamo ascoltare con le orecchie empatiche della giraffa, rammentandoci che è possibile nutrirsi delle parole talvolta spinose degli altri, come la giraffa si nutre di spine d’acacia senza ferirsi; a tutti buone feste e buone connessioni.
Maura Bondi – counselor pluralistico integrato e formatrice
LINK:
https://menscorpore.org/regular/il-linguaggio-giraffa-della-comunicazione-empatica-nonviolenta/
https://www.villaggioempatico.it/comunicazione-nonviolenta
www.comunicazioenonviolenta.it