Genitori e figli alle prese con il mondo del web: dall’accesso all’eccesso di rete

Se gli adolescenti fossero piante, la loro linfa vitale sarebbero gli smartphone. Bambini e adolescenti sono abituati ad utilizzare le nuove tecnologie fin da piccoli per giocare, comunicare, tenersi aggiornati, imparare, fare acquisti. Se non mandano faccine su Snapchat agli amici o emoticon divertenti nei gruppi su WhatsApp, sfogliano immagini su Instagram e controllano gli ultimi post dei loro personaggi preferiti.

Essere online è uno status: quando sono a scuola chattano con amici per organizzare la prossima partita a calcetto o l’uscita del sabato pomeriggio, appena tornano da scuola scrivono ai compagni che hanno salutato soltanto un’ora prima: anche quando non stanno facendo niente, controllano l’ultima notifica su Facebook o scaricano – e inviano – l’ultimo video divertente.

Nella ricerca condotta da Telefono azzurro e Doxakids: “Il tempo del web adolescenti e genitori online”, emerge come Internet sia entrato tra i principali argomenti di dialogo tra genitori e figli: il confronto riguarda spesso la vita online, tra post su FB che sono piaciuti ai ragazzi o ai genitori e video visti online.

Il gap digitale tra adolescenti e adulti non riguarda più le modalità di utilizzo del Web, la cui fruizione è sempre più simile tra genitori e figli. A questo proposito i dati evidenziano come i genitori comunichino con i figli utilizzando sempre più spesso app e strumenti tecnologici: WhatsApp, per la maggior parte dei casi, o altre chat offerte dai social network. Le modalità ed esperienze di utilizzo di internet e dei social di genitori e figli sono molto simili. La maggioranza dei genitori chatta, scarica musica, film, giochi e video, ha un proprio profilo Facebook, e Twitter.

La realtà di genitori e figli oggi è quindi profondamente diversa da quella in cui si è vissuti anche solo fino a pochi anni fa. Per contestualizzare i rischi connessi all’uso delle nuove tecnologie è necessario “spogliarsi dell’idea del confronto fra epoche”.  

Allora quando dobbiamo davvero iniziare a preoccuparci per i nostri figli sempre attaccati a PC, tablet o smartphone? 

La “dipendenza da Internet” nell’adolescenza può essere una vera e propria sindrome: riguarda ragazzi e ragazze che non riescono a farne a meno e, privati della Rete, provano un forte disagio che non attenuano in nessun altro modo.

Lo studio di questo fenomeno è in corso già da diversi anni, ma individuare una “dipendenza da internet” è abbastanza complesso, perché  non esiste un parametro oggettivo con cui categorizzare il concetto di utilizzo “eccessivo” di internet, e perché  non è raro che l’uso incontrollato della rete e dei social network nasconda o derivi da altri tipi di problematiche. 

Nonostante non esista un criterio univoco per definire in quali casi una persona sia stata colpita da “dipendenza da internet”, è importante fare attenzione nel caso si manifestino uno o più dei seguenti sintomi:

  • Si trascorre tanto tempo online da perdere la percezione dei propri bisogni primari, come il sonno e la fame.
  • Si sviluppano sentimenti di rabbia, tensione, ansia o depressione quando non si può accedere alla rete.
  • Il bisogno di essere online aumenta sempre di più e, parallelamente, si manifesta la necessità di possedere accessori sempre migliori
  • Si ricorre a discussioni e bugie, soprattutto quando si parla del tempo trascorso online.
  • Si manifestano segnali di isolamento sociale e scarsi risultati in ambito scolastico.

Se si ha il sospetto che un minore possa essere stato colpito da questo tipo di patologia, il primo strumento nelle mani dell’adulto di riferimento è quello di mantenere un dialogo aperto con il bambino o ragazzo.

È importante mantenere un atteggiamento di ascolto e non ricorrere subito a divieti e punizioni. Il genitore ha un ruolo chiave nell’educazione del minore e una buona relazione adulto-adolescente può contribuire significativamente a prevenire il rischio di dipendenza.

Ecco alcuni semplici consigli di ordine pratico:

  • Le diagnosi non richieste fanno infuriare le persone di qualsiasi età. Non usiamo la parola sintomi, parliamo di comportamenti o di abitudini, diciamo che il comportamento: “Non va bene o che chiediamo di cambiarlo”.
  • Potremmo parlare del disturbo da dipendenza da internet come preoccupazione remota per il futuro, in questo caso ad esempio si potrebbe visitare o leggere insieme ai nostri figli siti dove se ne parla.
  • Spieghiamo in maniera precisa i comportamenti che disapproviamo e quelli che vogliamo modificare ; formuliamo richieste del tipo “vogliamo che tu scelga un interesse da coltivare a computer spento” o “vogliamo che tu non faccia scenate quando diciamo che è ora di disconnettersi”.
  • Facciamo osservare delle regole. Se i nostri figli tendono a trasgredire di nascosto mostriamo pazienza, questo comportamento fa parte del disturbo, se c’è. Aumentiamo però il controllo rendendo loro più difficili i sotterfugi.
  • Lasciamo ai ragazzi la possibilità di accedere a internet. L’embargo totale non è consigliabile. Prima o poi nella sua vita tornerà su Internet. Rimproveriamo i nostri figli se serve, ad esempio quando disubbidiscono, ma non colpevolizziamoli perché hanno un bisogno. Mostriamo anzi di capirli di trovare normale che internet gli piaccia tanto.
  • Creiamogli alternative a Internet e incoraggiamoli ad usarle: attività sociali, occasioni per stare con gli altri ragazzi, per stare con noi.
  • Diamo ai ragazzi delle cose da fare con Internet, compiti specifici che servano a far capire che non odiamo internet, ma che in qualità di adulti li guidiamo verso un uso controllato e finalizzato di uno strumento.

Se la situazione è grave e gli strumenti educativi si sono rivelati insufficienti, è bene rivolgersi al proprio medico di base o al pediatra per essere indirizzati verso un supporto psicologico specializzato.